| “Il via libera al decreto interministeriale Mef-Masaf sulla produzione italiana di vini dealcolati rappresenta una bella notizia di fine anno dopo un 2025 travagliato per il settore sul fronte del mercato”. È il commento del segretario generale in Unione italiana vini (Uiv), Paolo Castelletti, sul via libera al decreto-legge fiscale annunciato dal ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida. “Sono sempre di più – ha aggiunto Castelletti – le imprese italiane pronte a investire sulla categoria dei dealcolati, e questo provvedimento rappresenta una svolta per operare in condizioni di parità competitiva rispetto agli altri produttori europei”.
Secondo l’Osservatorio di Unione italiana vini, il comparto Nolo (no e low alcohol) è uno dei pochi a crescere in un contesto mondiale di forte difficoltà per il vino. L’attuale mercato globale della categoria Nolo – in cui rientrano anche i dealcolati – vale 2,4 miliardi di dollari ed è destinato a raggiungere i 3,3 miliardi di dollari entro il 2028. Una nicchia di mercato per cui stima con un tasso di crescita annuale composto (Cagr 2028/24) dell’8% a valore e del 7% a volume. Quest’anno solo gli alcohol-free hanno il piede incollato all’acceleratore; secondo le elaborazioni Uiv su base NielsenIQ, sul circuito retail di USA, UK e Germania i vini a zero gradi, pur rappresentando ancora una quota minoritaria, sono protagonisti di una crescita esponenziale: nei primi nove mesi dell’anno, volumi sul mercato tedesco a +46%, con share del 5% sul totale No-Lo, +20% sul mercato britannico (23% sul totale) e +18% sulla piazza statunitense, con quota del 17% sul totale della categoria a basso grado. Eccettuato il mercato tedesco, dove si è in controtendenza rispetto al mercato (-23%), gli alcohol-free italiani (fino ad oggi prodotti giocoforza all’estero) performano bene in UK (+6% volume e +10% valore) e in USA, con +17% lato volume e +24% sulla colonna valore. Su questo mercato l’Italia rappresenta il 6% del totale vendite vini a zero gradi, quota che sale all’11% sulla piazza tedesca e al 24% su quella britannica. |
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Per Coldiretti e Filiera Italia Il via libera “rappresenta un passaggio atteso che contribuisce a dare certezza normativa a un segmento di mercato in evoluzione, dopo un periodo particolarmente complesso per il comparto vitivinicolo, segnato da difficoltà sui mercati, tensioni sui costi e cambiamenti nei consumi”.
Coldiretti e Filira Italia ribadiscono di aver sempre mantenuto nel tempo una posizione chiara e coerente: accompagnare l’innovazione senza snaturare l’identità del vino italiano, tutelando le denominazioni, il valore culturale del prodotto e il lavoro delle imprese agricole: “In più occasioni hanno ribadito la necessità di distinguere con precisione tra vino e prodotti ottenuti attraverso processi di dealcolazione, evitando ambiguità che possano generare confusione nei consumatori o indebolire il sistema delle Dop e Igp. Allo stesso tempo, è stato sottolineato come la crescita dei prodotti no e low alcohol sia un fenomeno di mercato da governare con regole chiare, garantendo condizioni di concorrenza eque per le imprese italiane rispetto agli altri Paesi europei.
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