“Salvaguardia automatica sul riso? Una presa in giro”

“Salvaguardia automatica sul riso? Una presa in giro”

“L’Ente Nazionale Risi esprime la sua profonda preoccupazione e indignazione in merito all’orientamento che sta prendendo la discussione a livello europeo sulla clausola di salvaguardia automatica relativa alle importazioni di riso dai PMA (Paesi meno avanzati).

E’ una dura presa di posizione quella diffusa dal principale organismo di tutela della risicoltura, che sottolinea la situazione relativa alle importazioni dal Sudest asiatico (leggi Cambogia e Myanmar), un assedio massiccio praticamente senza rete di protezione.

“Secondo le analisi tecniche – continua Ente Risi – l’attuale impostazione, che sta prendendo forma, rende la misura completamente inefficace e pericolosamente sfavorevole per i paesi produttori. Dagli elementi emersi, sembra esserci una convergenza su diversi punti della proposta del Consiglio, tra cui la soglia-volume basata sulla media delle importazioni dai PMA del triennio precedente all’entrata in vigore del regolamento aumentata di una percentuale, per ora prevista al 20%”.

Ma se applicata secondo questi criteri, la clausola di salvaguardia si attiverebbe solo al superamento di circa 608.000 tonnellate di riso base lavorato.Bobba Natalia Vercelli

Natalia Bobba, presidente dell’Ente Nazionale Risi: “Questa soglia è assolutamente irrealistica. Il massimo storico delle importazioni dai PMA, registrato nella campagna più recente, si è attestato intorno alle 546.000 tonnellate, base riso lavorato. Significa che la salvaguardia non scatterà mai. Questa impostazione condanna la clausola a essere puramente nominale, priva di qualsiasi efficacia reale nel proteggere il mercato interno da flussi d’importazione eccessivi e dannosi per la filiera europea.”

A peggiorare il quadro, persistono questioni ancora irrisolte come la percentuale di incremento da applicare alla soglia di partenza per far emergere una sofferenza del mercato (il 20% proposto dal Parlamento è ritenuto troppo volatile da Commissione e Presidenza) e le modalità di aggiornamento periodico della soglia stessa (cadenza quinquennale). Sebbene questi aspetti richiedano tempo per la risoluzione tecnica, l’inefficacia della soglia basata sul volume resta il problema centrale e inaccettabile.

“Lanciamo un appello urgente – continua – affinché chi ne ha la competenza intervenga con la massima autorevolezza e tempestività nelle sedi europee per difendere la risicoltura europea”. Il grido d’allarme di Natalia Bobba è indirizzato in particolare a al Coreper (Comitato dei rappresentanti permanenti degli Stati membri) e al Trilogo (Parlamento, Consiglio, Commissione).

E continua: “Fissare una clausola in questi termini non è una misura di salvaguardia, ma una presa in giro nei confronti dei nostri agricoltori e della industria di trasformazione. Le scelte che si stanno attuando causeranno danni gravissimi e potenzialmente irreversibili alla risicoltura italiana ed europea che è un’eccellenza in termini di qualità e sostenibilità. E’ necessario tutelare un settore fondamentale per l’agroalimentare nazionale e per la sovranità alimentare dell’Italia e dell’Europa tutta”.

 

 

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