La “ricetta” in salsa danese penalizza il riso europeo

La “ricetta” in salsa danese penalizza il riso europeo

di Gianfranco Quaglia

Il riso europeo (soprattutto quello italiano) rischia di essere sacrificato nell’ambito di un negoziato riguardante le cosiddette “riammissioni” (accordi sui migranti), che prevedono di riammettere ai Paesi d’origine i cittadini transitati nell’UE, fermati in situazioni irregolari o che comunque non soddisfano i requisiti di ingresso o di soggiorno. Se ne discute in questi giorni a Bruxelles. Ma che cosa c’entra il cereale con la questione migranti? Lo spiega l’Ente Nazionale Risi, molto preoccupato per le conseguenze che potrebbero impattare sulla risicoltura made in Italy, già assediata dalle importazioni in arrivo dal Sudest asiatico. Ed è proprio l’import la voce al centro del dibattito, perché da tempo la filiera risicola (produttori e industriali) chiede l’applicazione della clausola di salvaguardia automatica in particolare nei confronti del cereale in arrivo da Cambogia e Myanmar, nell’ambito del regime commerciale preferenziale “Everything but arms”(EBA), che consente a questi Paesi di esportare a dazio zero o fortemente vantaggioso, “tutto tranne le armi”. Condizioni che favoriscono quel riso straniero a scapito di quello europeo.

Ora sembra che l’introduzione della clausola di salvaguardia automatica, che scatterebbe ogniqualvolta i quantitativi di import superano una determinata soglia, possa essere approvata da Bruxelles insieme con altri provvedimenti, uno dei quali sarebbe appunto la “riammissione” dei migranti. Non esiste un nesso tra loro, ma la decisione farebbe parte di un “pacchetto” che la presidenza danese di turno del Consiglio dell’UE vorrebbe chiudere rapidamente. Tutto bene? No, replica allarmato Ente Nazionale Risi, che parla di preoccupante accelerazione. Infatti la conclusione del negoziato si tradurrebbe in una salvaguardia automatica che, nei fatti, rischierebbe di non essere operativa. “Secondo fonti interne – sottolinea una nota dell’Ente – la proposta in discussione punta a definire un meccanismo di protezione che, pur nominalmente automatico, presenterebbe lacune e soglie di attivazione prossime agli attuali livelli di importazione a dazio zero, tali da renderlo inefficace nel proteggere concretamente il mercato del riso europeo. Si registrano segnali di una crescente volontà politica, anche all’interno del Parlamento europeo, di concludere rapidamente le trattative. Questa pressione sta mettendo a dura prova la posizione di assoluta fermezza finora mantenuta dallo stesso Parlamento europeo a tutela della propria risicoltura.

“Siamo di fronte al rischio concreto che la necessità politica di chiudere un accordo prevalga sulla tutela di un settore strategico come la risicoltura – dichiara la presidente di Ente Nazionale Risi, Natalia Bobba -. La salvaguardia automatica non può essere un mero esercizio di facciata. Se non è realmente in grado di tutelare i produttori italiani ed europei dall’eccessiva e distorta concorrenza, non serve a nulla”.

Secondo le prime indiscrezioni, potrebbe trattarsi di una clausola temporale, con limitazioni tali da renderla praticamente nulla. “L’Italia, leader indiscusso nella produzione risicola di qualità in Europa – sottolinea Ente Risi – subirebbe le conseguenze più gravi di un meccanismo inefficace, vedendo ulteriormente erosa la propria quota di mercato e messa a repentaglio la sostenibilità economica delle aziende e dell’industria di trasformazione. E’ imperativo agire con urgenza in tutte le sedi negoziali (Consiglio e Parlamento) per evitare che un accordo deleterio venga siglato. Chiediamo che la salvaguardia sia un meccanismo di protezione reale, non uno specchietto per le allodole per la filiera del riso italiano e dell’Unione”.

Con una nota diffusa ieri sera intervengono anche Coldiretti e Filiera Italia dichiarando di “accogliere con favore la proposta di automatismo ma è necessaria una clausola di salvaguardia realmente efficace. Affinché ciò accada, non potrà essere solo la previsione dell’automatismo a garantire la vera salvaguardia del settore”.

“Apprezziamo che le nostre richieste relative ad un automatismo della clausola sia state ascoltate e costituiscano oggi la base di partenza del negoziato – affermano il presidente di Coldiretti Novara-Vco Fabio Tofi e il direttore Luciano Salvadori – Tuttavia, riteniamo che la tutela del settore potrà essere garantita solo se l’automatismo sarà accompagnato da quantità limite che consentano al meccanismo di scattare senza rischiare perturbazioni gravi di mercato, da una durata congrua della stessa e, infine, da una valutazione rispetto ai volumi complessivi di riso importato dai Paesi EBA. Elementi che, se non valutati nel loro insieme, rischiano di rendere inefficace la clausola e su cui in primo luogo il Parlamento Europeo – da sempre a sostengo della previsione della clausola – dovrà avere un ruolo centrale nella valutazione della proposta rifiutando compromessi al ribasso”.

 

In particolare, Coldiretti e Filiera Italia chiedono l’attivazione automatica della clausola al superamento di una quantità sostenibile che consideri l’andamento delle importazioni degli ultimi 10 anni (in linea con le quantità che nel 2018 hanno portato all’attivazione della clausola) e conseguente sospensione delle agevolazioni tariffarie per un periodo pari almeno a 12 mesi, periodo minimo necessario al mercato per la sua stabilizzazione, considerato anche che l’attuale livello dei dazi non rappresenta una vera barriera alle importazioni. Oggi oltre il 60% del riso importato dall’Italia è a dazio agevolato.

risaia matura

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