Il caso Piemonte Vola l’export calano le aziende

di Gianfranco Quaglia

Conflitto in Ucraina, siccità e altre avversità climatiche, inflazione, esplosione dei costi di produzione. “Dal dopoguerra, non si ricorda un anno così difficile per l’agricoltura come il 2022 ” dice Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte, una delle regioni più agricole d’Italia. Con uno sguardo al 2023 ancora carico di incognite, se non saranno realizzate infrastrutture per arginare gli effetti della siccità e messe in campo misure urgenti sull’esempio di altri paesi europei. Il Piemonte è emblematico per due aspetti che si contrappongono: l’eccellenza delle sue produzioni, riconosciute in tutto il mondo, e il calo rapido del numero delle aziende. Fenomeno, quest’ultimo, in controtendenza rispetto alla narrazione che vuole un ritorno dei giovani all’agricoltura. Ecco i numeri: il calo delle imprese agricole negli ultimi cinque anni ha fatto registrare una contrazione del 13 per cento, passando dalle 46.667 unità del 2018 alle 40.866 di quest’anno. Stabile il numero degli agricoltori under 40, titolari del 14% delle aziende (6.041). Confagricoltura lancia l’allarme: si palesa il serio rischio di interrompere un ricambio generazionale che può riflettersi su tutto il settore primario. “Dobbiamo continuare a sostenere l’eccellenza delle nostre produzioni – dice Lella Bassignana, direttore di Confagricoltura Piemonte – attraverso l’internazionalizzazione, la digitalizzazione e la precision farming”. 

Al contrario si vanificherebbe un patrimonio riconosciuto in tutto il mondo, come dimostrano le cifre dell’export. Quello complessivo del Piemonte è cresciuto nei primi nove mesi 2022 del 18,1%, di cui il 14,5 si riferisce all’agroalimentare.

 

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