Martina: uniti per vincere la battaglia del riso

Martina: uniti per vincere la battaglia del riso

PENTAX Image Appello di Maurizio Martina, ministro delle Politiche Agricole, a tutta la filiera del riso: «Studiamo insieme una strategia per il settore risicolo, non uno spot, ma costruiamo un progetto comune». Il responsabile del dicastero tira le conclusioni di una mattinata intensa, all’auditorium della Bpn, dove si è svolto il convegno «Riso domani, il futuro tra possibile e impossibile» organizzato dal Comune di Novara. «Siamo di fronte a un passaggio molto delicato, quello relativo alle importazioni. Non abbiamo rinunciato a chiedere all’Ue l’applicazione della clausola di salvaguardia contro gli arrivi a dazio zero dal Sudest asiatico, l’iniziativa prosegue anche se la battaglia è molto complicata. Ma nel frattempo occorre una strategia nuova, tutti dobbiamo metterci in discussione. Il 13 a livello europeo parte l’operazione sul fronte dell’etichettatura e la risicoltura deve esserci. Il marchio italiano per il riso è una grande questione, dobbiamo costruire un’azione di promozione. Non è sufficiente vantare Dop e Igp, occorre cavalcare l’enogastronomia. Non è un’operazione da salotto, ma un nuovo campo da sperimentare. Mentre rilanciamo il confronto europeo dobbiamo giocare anche la carta dell’etichettatura. E in questo senso la legge sul commercio interno del riso diventa importante, se dobbiamo fare un buon lavoro di etichettatura il marchio deve assumere un valore. Ma se vogliamo raggiungere un obiettivo necessita uno sforzo a massima convergenza, non esiste un solo strumento, però occorre avere in testa un unico obiettivo».

Il richiamo all’unità e ala necessità di fare sistema è venuto anche dal sindaco Andrea Ballarè, che ha aperto il convegno con i saluti. Subito dopo l’assessore regionale all’agricoltura della Regione Piemonte, Giorgio Ferrero: «Troppo debole puntare solo sulla battaglia dei dazi, invece dobbiamo arrivare a un’identificazione con etichettatura chiara, a un mercato libero e trasparente. Pretendere che nella confezione di riso ci sia prodotto italiano e non straniero».

Paolo Carrà, presidente Ente Nazionale Risi: «L’import di riso dai Paesi meno avanzati è aumentato del 21% (di questo il 40% è cambogiano). Gli aiuti concessi dall’Europa servono alle multinazionali, che costruiscono impianti di trasformazione in Thailandia e Vietnam. Ma esistono anche problemi al nostro interno, il mercato del riso è vecchio, le aziende non sono strutturate sotto il profilo commerciale».

Sara Paladini, assessore all’agricoltura del Comune di Novara: «Non dobbiamo dimenticare che il 92% del riso italiano è prodotto in Piemonte e Lombardia, occorre puntare e raccontare la storia attorno a questo prodotto».

Alberto Mauro, direttore Divisione Banca Popolare di Novara: «C’è qualcosa che non funziona in questa filiera, sono passati i tempi delle divisioni. Parlare di riso è un aspetto fondamentale».

Stefano Bocchi, docente di agronomia (Università di Milano): «La ricerca deve coinvolgere innanzitutto la filiera, l’innovazione deve essere partecipata sin dall’inizio». Michele Fino, prorettore Università Scienze Gastronomiche Pollenzo, cita l’esempio dell’Igp Vialone Nano: «Una strategia semplicemente diretta a valorizzare un prodotto non basta, occorre legarlo a una ricetta, proprio come hanno fatto a Isola della Scala».

Eliana Baici, direttore Dipartimento Economia Università Piemonte Orientale: «Il Piemonte è territorio particolarmente arretrato nello sfruttamento dei vantaggi del sistema bancario, l’Università può avere un ruolo importante nell’affrontare caso per caso e favorire le imprese a rafforzare l’offerta».

Paola Battioli, presidente Unione Agricoltori Novara e Vco: «La politica non ha saputo darci risposte veloci, le risorse economiche sono complicate». Manrico Brustia, presidente Cia: «Lo Sblocca Italia in realtà sblocca la cementificazione, è un controsenso. Se parliamo di riso occorre valorizzare il marchio italiano». Federico Boieri, presidente Coldiretti: «La legge del mercato interno deve contenere l’etichettatura d’origine, poi la tracciabilità, con meccanismi di controllo e sanzioni adeguate».  (g. f. q.)

 

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