Un anno nei campi: bilancio segnato da clima e Covid

Un anno nei campi: bilancio segnato da clima e Covid

Clima ed emergenza sanitaria: sono i due elementi che hanno condizionato l’annata agraria 2019-2020. Al giro di boa che coincide con l’11 novembre, il giorno di San cui scadono i contratti agrari e d’affitto, Confagricoltura tira le somme. Un anno fortemente contrassegnato dagli eventi atmosferici – come osserva il direttore Ercole Zuccaro – dall’inverno tiepido, il più caldo degli ultimi 63 anni all’alluvione del 2-3 ottobre, con danni rilevanti a tutta la rete irrigua e alle aziende agricole: in Piemonte 32 milioni per la sistemazione dei canali, oltre 11 alle coltivazioni e alle aziende. La risaia è aumentata in superficie (+ 7 mila ettari) ma sconta l’andamento climatico che ha determinato una riduzione delle rese, così sottolinea Paolo Carrà presidente di Ente Nazionale Risi, con una produzione finale inferiore di un 10-15 per cento. Tagli (-20-30%) per l’orzo, -15 per il grano, addirittura -40% nel comparto frutticolo, dove continuano a registrarsi problemi fitosanitari agli impianti di kiwi. Scarsa anche la produzione di miele a causa delle fioriture intermittenti del periodo primaverile.
L’altra grande emergenza in atto: Covid-19. L’agricoltura non si è mai fermata, anzi si è rivelata motore trainante: durante il lockdown si sono registrati aumenti di consumi per alcuni prodotti (ad esempio il riso), per altri il Coronavirus ha pesato fortemente su acquisti e prezzi. Con il blocco del canale ristorazione i danni maggiori li ha subiti l’allevamento da carne (in particolare la razza Piemontese) con una riduzione delle quotazioni del 40%. Anche il consumo del latte fresco è diminuito e i produttori si sono visti tagliare di un 20-25% il prezzo alla stalla. Non è sufficiente il buon andamento della vendemmia per fugare le preoccupazioni dei viticoltori: i mesi di lockdown hanno determinato giacenze in cantina superiori al livello fiisiologico. Marco Protopapa, assessore all’agricoltura della Regione Piemonte: “La distillazione è riuscita a salvare tante aziende e oggi noi chiediamo che questo metodo possa essere replicato, anche se suona come un affronto alle doc e alla docg. Ma il vero problema è rappresentato dai cambiamenti climatici: l’80 per cento delle energie è dedicato a questo tema”.
Vittorio Viora, presidente Associazione consorzi di bonifica del Piemonte: “Sul fronte della climatologia abbiamo registrato un vero disastro. Soltanto grazie alla rete irrigua che ha ammortizzato la forza delle acque e alla risaia che ha assorbito, abbiamo evitato una catastrofe. Serve un’inversione totale di tendenza: ripulire i bacini esistenti in montagna e utilizzarli meglio come serbatoi”.
Marco Bussone, presidente dell’Unione nazionale dei Comuni, Comunità e degli enti montani: “Le emergenze pandemiche sono legate a quelle ambientali ed è per questo che bisogna inserire nell’agenda politica la sfida climatica. L’agricoltura può fare la differenza” .
Luca Brondelli di Brondello, membro della Giunta nazionale Confagricoltura: “Non possiamo continuare con l’improvvisazione. Negli ultimi 20 anni in Italia la superficie agricola è diminuita del 20 per cento e ogni giorno in Piemonte quella che sparisce in Piemonte è pari a un campo di calcio. Occorre pensare al futuro attraverso la sostenibilità e l’agricoltura di precisione. E il ricorso alle nuove tecniche genetiche (New Breeding Techniques) da non confondersi con gli Ogm: non dimentichiamo che due scienziate hanno conquistato il Nobel con le NBT, che possono mitigare gli effetti dei mutamenti climatici”.

“L’agricoltura non si è mai fermata – sottolinea Enrico Allasia, presidente Confagricoltura Piemonte – ma continua l’emorragia delle imprese. Dal 2000 a oggi sono passate da 78.225 a 42.150 (-42 per cento). Nell’ultimo anno ne abbiamo perso oltre 1000”. Nella presentazione del bilancio è inte4venuto anche Gian Paolo Coscia, presidente di Unioncamere Piemonte.

 

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