La Spagna più “smart” azzera la nostra frutta

di Gianfranco Quaglia

E’ stato un disastro. Ci riferiamo all’anno nero delle pesche in Piemonte. Non tanto sotto il profilo della produzione, quanto della commercializzazione: ridicoli prezzi in centesimi riconosciuti ai produttori. Ne sanno qualcosa nel Cuneese. Tanto da far esclamare a Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte: “Dobbiamo fare una seria riflessione sulla frutticoltura della nostra regione, se coltivare con questo tipo di coltivazione o arrivare agli espianti”. Parole pesanti, che segnano una sconfitta del settore. Ma che necessitano anche di un’individuazione delle cause: prima fra tutte, l’enorme divario esistente tra la nostra frutticoltura e quella spagnola, diretta concorrente: “Gli spagnoli – continua – sono più preparati di noi e sano dialogare meglio con la grande distribuzione”. Ma sarebbe troppo riduttivo concludere il discorso in questi termini. In realtà esistono differenze strutturali che penalizzano la nostra frutticoltura. Luca Brondelli di Brondello, presidente Confagri Alessandria e membro della Giunta Confagricoltura, ne accenna una, riguarda i trasporti: “Gli spagnoli sono leader europei della frutta perché in meno di 24 ore con i treni Alta Velocità arrivano sui mercati di Amburgo, ad esempio. E quando non riescono a usufruire del treno utilizzano il trasporto su gomma, ma per loro il gasolio costa meno di un euro al litro, da noi  è 1,40″. Insomma un gap che, stante le attuali condizioni, è difficile colmare.

Il quaderno delle lamentele non si ferma qui, si allarga ad altre lacune che riguardano non solo il settore ortofrutticolo, ma l’intera agricoltura italiana: “Serve stabilità politica – aggiunge Brondelli di Brondello – in sette anni abbiamo avuto 8 ministri. Quanto ai Psr, i programmi di sviluppo rurale, esistono Regioni che restituiscono parte dei soldi a Bruxelles per incapacità di spesa. E sempre per i Psr va sottolineata la loro complessità. Serve semplificazione: quelli tedeschi non superano le 200 pagine, i nostri più di mille. In Polonia esiste un Psr unico, in Italia 20, ciascuno per ogni regione”. 

 

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